La guerra in Ucraina è cominciata PRIMA del 24 febbraio. Ma non lo si dice.

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La CIA e altri vantano la divulgazione di info di intelligence inaccurate e perfino false non solo come strumento di infowar ma soprattutto come mezzo per destabilizzare Putin, prevenire e ostacolare le sue mosse, modificare la sua campagna, oltre a impedire alla Russia di definire la percezione della guerra nel mondo. Lo scrive un recente articolo di NBCnews. Un metodo copiato da Israele, suggerisce @ItalianPolitics.

Un paio di esempi: l’uso di agenti chimici che Mosca stava preparando, secondo Biden, smentite a NBCnews da funzionari intel. L’uscita dei russi da Kiev, non ritirata ma riposizionamento strategico verso sud est secondo l’interpretazione di Jack Sullivan: è una mera ipotesi del capo della National Security.

Ma il principale vanto degli US, scrive NBCnews, è aver “rivelato” in anticipo, e per settimane, l’intenzione di Putin di invadere l’Ucraina (la Francia e molti altri, anche analisti non ci credevano) inducendo così Putin a ritardare l’inizio della sua operazione speciale, non i primi di gennaio ma a febbraio. Consentendo agli US di compattare gli alleati e prepararsi a quanto sarebbe accaduto.

A febbraio però Putin, che da dicembre aveva schierato larghe forze al confine ucraino ufficialmente per esercitazioni militari, ancora non si muoveva. Andava “stanato”, evidentemente. Ma come? E’ sempre NBCnews a scrivere che ben prima del 24 febbraio gli US erano pronti ad affermare di essere a conoscenza di un attacco russo false flag in Donbass per giustificare l’invasione: “l’intelligence preparava addirittura un video, che tuttavia poi non si è mai materializzato”.

Forse perché un attacco c’è stato davvero, anzi più d’uno. E non un pretestuoso false flag ma veri e ripetuti attacchi al Donbass da parte ucraina a partire dal 16 febbraio, che hanno innescato il conflitto.

A raccontare questi precedenti, ignorati da analisti e media, è Jaques Baud, ex colonnello dei servizi strategici svizzeri specialista in Est Europa ex, ONU, ex NATO per la quale ha seguito gli avvenimenti ucraini dal 2014, nonché autore di libri. In un documentato lungo articolo  di fine marzo in cui si propone proprio di far luce su tante questioni, facendo emergere fatti ignorati/trascurati finanche da esperti vari. 

L’innesco della guerra è preceduto da una serie di precisazioni non da poco sulle radici del conflitto compresi gli accordi di Minsk mai applicati da Kiev, e da importanti informazioni sull’esercito ucraino e la collaborazione della NATO. Le vedremo in uno o due post successivi. Concentriamoci ora sull’innesco della guerra lasciando la parola a Baud, che Grayzone.com ha intervistato  il 15 aprile per discutere le sue prese di posizione. Titolo dell’intervista: US, EU sacrificing Ukraine to ‘weaken Russia’: fmr. NATO adviser

L’INNESCO della guerra.

Dal novembre 2021 – scrive Baud – gli americani hanno costantemente brandito la minaccia di un’invasione russa contro l’Ucraina. Tuttavia, gli ucraini non sembrano essere d’accordo. Come mai ? Dobbiamo risalire al 24 marzo 2021. Quel giorno Volodymyr Zelensky ha emesso un decreto  per la riconquista della Crimea e ha iniziato a schierare le sue forze verso il sud del Paese.

Contemporaneamente, vengono condotte diverse esercitazioni NATO tra il Mar Nero e il Mar Baltico, accompagnate da un aumento significativo dei voli di ricognizione lungo il confine russo. La Russia conduce quindi a sua volta alcune esercitazioni per testare la prontezza operativa delle sue truppe e dimostrare che sta seguendo l’evolversi della situazione. Le cose si calmano fino a ottobre-novembre con la fine delle esercitazioni ZAPAD 21, i cui movimenti di truppe vengono interpretati a occidente come un rinforzo per un’offensiva contro l’Ucraina. Eppure anche le autorità ucraine confutano l’idea dei preparativi russi per una guerra e Oleksiy Reznikov, ministro della Difesa ucraino, afferma che non ci sono stati cambiamenti al suo confine dalla primavera.

In violazione degli accordi di Minsk, l’Ucraina sta effettuando operazioni aeree nel Donbass utilizzando droni, compreso almeno un attacco contro un deposito di carburante a Donetsk nell’ottobre 2021. La stampa americana lo riprende, ma non gli europei e nessuno condanna le violazioni.

Finché, nel febbraio 2022, gli eventi precipitano. Il 7 febbraio, durante la sua visita a Mosca, Emmanuel Macron riafferma a Vladimir Putin il suo attaccamento agli accordi di Minsk, impegno che ripeterà dopo l’intervista con Volodymyr Zelensky il giorno successivo. Ma l’11 febbraio, a Berlino, dopo 9 ore di lavoro, l’incontro dei consiglieri politici dei leader del “Formato Normandiasi conclude, senza alcun risultato concreto: gli ucraini si rifiutano ancora e sempre di applicare gli accordi di Minsk, a quanto pare per via di pressioni da parte degli Stati Uniti.

Vladimir Putin si rende allora conto che Macron gli ha fatto vuote promesse e che l’Occidente non è pronto a far rispettare gli accordi, come fanno da otto anni . La stessa UE non ha mai mosso un dito per spingere in questa direzione, che avrebbe impedito la guerra.

Continuano intanto i preparativi ucraini nella zona di contatto. [E non è un caso se il 14 febbraio il Washington Post se ne esca con un articolo sui preparativi del Tiger Team dell’amministrazione americana, in corso da mesi, per fronteggiare  diversi scenari, fino a una invasione russa dell’Ucraina].

 Il parlamento russo è allarmato e il 15 febbraio chiede a Vladimir Putin di riconoscere l’indipendenza delle Repubbliche, cosa che lui rifiuta.

Il 17 febbraio, il presidente Joe Biden annuncia che la Russia attaccherà l’Ucraina nei prossimi giorni. Come fa a saperlo? Mistero… Ma dal 16, i bombardamenti di artiglieria delle popolazioni del Donbass stanno aumentando vertiginosamente, come dimostrano i rapporti quotidiani degli osservatori OSCE [grafico giorno per giorno riportato da Baud].

Naturalmente, né i media, né l’Unione Europea, né la NATO, né alcun governo occidentale reagisce e interviene. Si dirà più avanti che questa è disinformazione russa. In effetti, sembra che l’Unione Europea e alcuni paesi abbiano volutamente sorvolato sul massacro del popolo del Donbass, sapendo che avrebbe provocato l’intervento russo.

Nel frattempo si segnalavano atti di sabotaggio nel Donbass. Il 18 gennaio, i combattenti del Donbass intercettavano sabotatori equipaggiati con materiali occidentale e parlanti polacco che cercavano di creare incidenti chimici a Gorlivka. Potrebbero essere stati mercenari della CIA, guidati o “consigliati” da americani e composti da combattenti ucraini o europei, per compiere azioni di sabotaggio nelle Repubbliche del Donbass, scrive Baud.

Infatti, già dal 16 febbraio Joe Biden sa che gli ucraini hanno cominciato a bombardare le popolazioni civili del Donbass, mettendo Vladimir Putin di fronte a una scelta difficile: aiutare militarmente il Donbass e creare un problema internazionale o restare a guardare i russofoni del Donbass farsi schiacciare? Se decide di intervenire, Vladimir Putin può invocare l’obbligo internazionale di “Responsability To Protect” (R2P). Ma sa che qualunque sia la sua natura o portata, l’intervento scatenerà una pioggia di sanzioni. Pertanto, sia che il suo intervento sia limitato al Donbass o che vada oltre per fare pressione sugli occidentali per lo status [di neutralità] dell’Ucraina, il prezzo da pagare sarà lo stesso.

Questo è quanto Putin spiega durante il suo discorso del 21 febbraio. Quel giorno acconsente alla richiesta della Duma e riconosce l’indipendenza delle due Repubbliche del Donbass e firma con loro trattati di amicizia e assistenza. I bombardamenti dell’artiglieria ucraina sulle popolazioni del Donbass continuano e, il 23 febbraio, le due Repubbliche chiedono aiuti militari alla Russia. Il 24 febbraio Vladimir Putin invoca l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che prevede l’assistenza militare reciproca nel quadro di un’alleanza difensiva.

Per rendere l’intervento russo totalmente illegale agli occhi del pubblico [la narrazione mediatica] oscura deliberatamente il fatto che la guerra sia effettivamente iniziata il 16 febbraio. L’esercito ucraino si preparava ad attaccare il Donbass già nel 2021, come ben sapevano alcuni servizi di intelligence russi ed europei… Giudicheranno i giuristi.

GLI OBIETTIVI DI PUTIN

Nella sua allocuzione del 24 febbraio Putin annuncia i due obiettivi della sua operazione: <demilitarizzare> e <denazificare> l’Ucraina – scrive Baud e aggiunge: non si tratta quindi di impadronirsi dell’Ucraina e neppure, verosimilmente, di occuparla, tanto meno di distruggerla.

La pianificazione russa non è conosciuta nei dettagli ma -secondo Baud – lo svolgimento delle operazione permette di verificare come gli obiettivi si stanno traducendo a livello operativo:

Demilitarizzazione: – distruzione a terra di aviazione, sistemi di difesa aerea e di riconoscimento, – neutralizzazione delle strutture di comando e di intelligence(C31) e delle principali vie logistiche; – accerchiamento del grosso dell’armata ucraina nel su est del paese.

Denazificazione: distruzione  o neutralizzazione dei battaglioni di volontari che operano nelle città di Odessa, Kharkov e Mariupol nonché in diverse installazioni sul territorio. (…) [Di tali battaglioni nel contesto dell’esercito ucraino,parleremo nel prossimo post].

L’idea che la Russia cerchi di impadronirsi della capitale Kiev per eliminare Zelensky  proviene dagli Occidentali: sono loro che l’hanno fatto in Afghanistan, in Irak, in Libia ed è quel che volevano fare in Siria con l’aiuto dello Stato Islamico.   Ma Putin – secondo Baud – non ha mai avuto l’intenzione di abbattere o rovesciare Zelensky. La Russia al contrario cerca di mantenerlo al potere spingendolo a negoziare con l’accerchiamento di Kiev. Fino a quel momento aveva rifiutato di applicare gli accordi di Minsk, ora i Russi vogliono ottenere la neutralità dell’Ucraina.

Il fatto che i Russi continuino a cercare una soluzione negoziata pur continuando le operazioni militari [come accadeva in marzo] stupisce molti commentatori occidentali. Ma la spiegazione è nella concezione strategica russa, fin dai tempi dell’Urss: si può combattere e trattare contemporaneamente. (…)

Il rallentamento che i nostri esperti attribuiscono a una cattiva logistica non è che una conseguenza di aver raggiunto gli obiettivi prefissati. La Russia non sembra intenzionata ad impegnarsi in un’occupazione dell’intero territorio ucraino ma cerca di limitare la sua avanzata alla frontiera linguistica del paese .

I nostri media parlano di bombardamenti indiscriminati contro le popolazioni civili, in particolare a Kharkov e immagini dantesche vengono diffuse a iosa. E però Gonzalo Lira, un latino americano che vive lì ci presenta una città tranquilla il 10 marzo e l’11 marzo (links). Non si vede tutto, ma sembra indicare che non si tratta della guerra totale che vediamo sui nostri teleschermi.

Quanto alle Repubbliche del Donbass, hanno “liberato” i loro propri territori e combattono nella città di Mariupol (Baud si ferma a fine marzo).Apri il pannello di pubblicazione

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